La riflessione pasquale di don Matteo

Quando arriva la Settimana Santa viene spontaneo chiedersi: era necessario tutto ciò? Era necessario cioè che Dio scegliesse di diventare uomo e poi soprattutto sperimentare la morte di croce per poi risorgere? Per capirci… non poteva semplicemente decidere di salvarci tutti e basta? In fondo avrebbe potuto farlo, lui che è Dio.

Perché tutto questo spreco con una vita donata in questo modo, con un’amore che non chiede nulla in cambio e accetta pure il rifiuto dell’umanità per poi arrivare alla Risurrezione?

In fondo è la domanda che si fa Giuda quando vede la scena di Maria che versa il profumo prezioso sui piedi di Gesù: perché tutto questo spreco?

Ma ogni volta che si vive la Pasqua si comprende che lo spreco è la misura dell’amore. Per amore si affrontano viaggi e spese pur di stare vicino alle persone amate, per amore si da la vita a un nuovo essere umano accettando la sfida di essere genitori e rinunciando a una parte della propria libertà, per amore di una persona o di un grande ideale si può anche perdere la vita. La profondità dell’amore non sarebbe la stessa senza questo passaggio attraverso la logica del dono e dello spreco:

un dono fatto senza fatica e impegno è un dono che vale poco.

C’è quindi una questione di stile: l’amore chiede uno stile adeguato. Anzi, l’amore è questione di stile! Non c’è amore senza un dono incondizionato di sè. Un dono che lascia l’altro libero pure di rifiutare il dono stesso, senza costrizioni. Eccolo qui allora il senso dello “spreco” della Pasqua che ogni anno celebriamo.

Ma che, in fondo, riconosciamo anche nella vita dei nostri circoli e Oratori. Perché tutto questo spreco di energie e di tempo per i nostri Oratori e le nostre parrocchie quando spesso le persone che partecipano sono poche o poco interessate? Quanto tempo sprecato per i nostri ragazzi e giovani senza sapere se poi continueranno a venire in Chiesa oppure no… quante energie sprecate in riunioni, telefonate, incontri personali, mail per riallacciare rapporti che si sono allentati, spiegare il perché di scelte e decisioni prese, per far dialogare persone che faticano ad andare d’accordo o ad uscire dal loro personale punto di vista… perché tutto questo?

Capita a tutti di arrivare al punto di chiedersi il perché di tutto ciò, di pensare che in fondo è uno spreco inutile e che quindi sarebbe più utile mollare tutto e andare semplicemente a farsi gli affari propri da qualche altra parte.

Ma è sempre la logica della Pasqua che poi ci illumina, ci fa capire che è proprio il dono di sé che diventa poi fecondo, portatore di luce e di vita nuova, un seme pronto a portare frutto quando e dove non ci saremmo aspettati.

E’ proprio grazie a questo stile che diventiamo testimoni di fede del Risorto, capaci di contagiare comunità spesso stanche e sfiduciate, in crisi d’amore. E’ proprio questa la chiave per continuare a costruire comunità cristiane davvero risorte, capaci cioè di prendere sul serio il mistero della morte ma soprattutto della Risurrezione.

Grazie perciò a ciascuno di voi, per l’annuncio pasquale che fate con la vostra vita di dono e di servizio, un annuncio d’amore che non usa le parole ma lo strumento più convincente che ci sia: la propria vita.

Grazie perché è proprio grazie a ciascuno di voi che si vive la Pasqua ogni giorno nei nostri Oratori!

don Matteo Zorzanello
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